Global Tools
Qui vediamo uno dei momenti più sfuggenti e meno indagati dell’Architettura Radicale italiana, tra il 1971 e il 1972, quando le figure principali di quell’esperienza (tra cui Andrea Branzi, Ettore Sottsass Jr, Alessandro Mendini, Gianni Pettena, Ugo La Pietra, Superstudio e UFO), un’emergente generazione di architetti e designer italiani così come rappresentanti dell’Arte Povera e Concettuale (tra cui Germano Celant, Luciano Fabro e Giuseppe Chiari) decidono di confrontarsi intorno alla formulazione di una comune strategia didattica multi-disciplinare e sperimentale finalizzata a non disperdere il patrimonio complesso ed eterogeneo di visioni formulate fino a quel momento in maniera autonoma e troppo poco incisiva rispetto all’urgenza di una riforma dell’insegnamento e di un rinnovamento della classe intellettuale arrestatasi fatalmente sul fallimento dell’unità dei movimenti studenteschi universitari. La deriva armata extra-parlamentare di quella stagione e l’abbarricamento della cultura su posizioni istituzionali estremamente conservatrici e reazionarie risultano le condizioni di conflitto permanente entro cui tra il 1973 e il 1975 emergono le ipotesi di scuola non scuola di architettura e design Global Tools, pensato come sistema di laboratori per la propagazione dell’uso di materie, tecniche naturali e relativi comportamenti con l’obiettivo di stimolare il libero sviluppo della creatività individuale.
Questo display espositivo, fuoriuscito da una ricerca durata due anni e contrassegnato da ricognizioni sul campo, tra tutti gli archivi in possesso dei materiali e dei documenti originali (sopravvissuti al tempo e alla damnatio memoriae di alcuni dei loro autori), e finalizzata alla prima pubblicazione scientifica sulla Global Tools, intende esplorare gli aspetti distintivi e le intuizioni emerse durante tre intensi anni di confronti, proposte e sperimentazioni (talvolta incrociate) tra i cinque gruppi di ricerca e lavoro Global Tools (Comunicazione, Corpo, Costruzione, Sopravvivenza e Teoria), la cui radicalità si riflette oggi nella natura profondamente concettuale e immateriale, al limite dell’evanescente, di una scuola senza allievi e maestri fondata su quelle premesse di democrazia allargata e di partecipazione orizzontale che fallendo sanciranno l’impossibile rifondazione culturale in Italia e la fine di un’epoca, quella dell’avanguardia.
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DATA:
1973-1975
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LUOGO:
Milano
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